L'a.d. Melazzini interviene su la Provincia Pavese, il 12 marzo, per fare il punto sulla terza ondata, sui vaccini. Una riflessione che era stato oggetto anche di una intervista al Corriere della Sera del 10.
Un anno dopo i nostri ospedali tornano a disposizione del servizio sanitario nazionale e lombardo per curare i pazienti Covid.
Siamo dentro la terza ondata; perché il virus, con le sue varianti e mutazioni, è un nemico assai insidioso; perché il sistema ha commesso errori. Non ammetterlo vorrebbe dire negare numeri scioccanti e dolorosissimi: oltre tre milioni di contagiati, più di centomila morti. La Lombardia ha pagato un prezzo altissimo: un quinto del totale dei contagiati, un terzo dei morti. Soprattutto nella prima fase della pandemia, investito da uno tsunami, il sistema sanitario Lombardo è finito sotto accusa. Col tempo abbiamo scoperto che non c’è stato alcun sistema regionale che ha retto l’onda d’urto.
A me sembra che il Covid19 abbia presentato a tutti il conto dei tagli lineari al settore sanitario degli ultimi vent’anni. I burocrati hanno inteso il risparmio come fine ultimo della programmazione e non come effetto di una maggiore qualità dell’organizzazione. Mi considero un civil servant, sono stato assessore in Regione Lombardia, presidente prima e poi direttore generale dell’Agenzia Italia del Farmaco, so quanto sia difficile decidere, ma non renderei un servizio al Paese se oggi negassi che il ritardo delle scelte ha impattato in modo fortemente negativo sul contrasto alla pandemia.
Una mancanza di coordinamento, di leadership, ha reso instabili le direttive, le circolari, sempre diverse, a volte incomplete e tardive. Non mi permetto di giudicare col senno di poi, ma invito come faccio da ormai molti mesi chi ha responsabilità di governo a scelte coraggiose. Gli operatori in prima linea hanno bisogno di decisioni chiare, tempestive. Pensare oggi all’App Immuni ci consegna la misura del fallimento sul tracciamento, ritenuto fondamentale per gli interventi di restrizione. Anche il conteggio dei tamponi a volte ci fornisce dei numeri di scarsa utilità scientifica.
Finora in ICS Maugeri abbiamo curato oltre 5mila pazienti, nella sola Pavia oltre 1.200. È stata ed è un’esperienza umana incredibile e scientificamente di grande impatto perché abbiamo individuato protocolli di presa in carico e maturato esperienze uniche nella riabilitazione post Covid.
Da lunedì abbiamo riaperto reparti Covid, mettendo a disposizione posti letto a Cravino e Boezio. Per noi si tratta di un investimento economico enorme, perché realizziamo i reparti mettendo in sicurezza pazienti e il nostro fantastico personale sanitario. Di soli dispositivi di protezione individuali, da inizio pandemia, abbiamo investito oltre cinque milioni di euro. Ora abbiamo un’arma in più, sono arrivati i vaccini. Il 94% dei nostri dipendenti ha già eseguito la doppia dose. Da lunedì abbiamo reso la nostra struttura disponibile per vaccinare gli esterni, possiamo farlo al momento per 150 persone al giorno ma potremmo arrivare fino a 500. Siamo partiti con gli insegnanti. Lunedì se ne sono presentati appena 40. Sempre per problemi organizzativi, non nostri. Fortunatamente martedì il numero è salito a 130 su 150.
Sui vaccini è stata creata molta confusione. In particolare, su Astrazeneca, vaccino prima autorizzato per gli under 55, poi under 65 e ora per tutti.
Sinceramente, per i ruoli ricoperti, faccio fatica a comprendere questi continui cambiamenti. L’approvazione avviene o non avviene. La valutazione si basa su dati certi, che devono esserci. E la valutazione è una e una soltanto. Come operatori sul campo facciamo la nostra parte, ma è innegabile che a quasi tre mesi dall’arrivo delle prime fiale in Italia, il sistema è in ritardo nel reclutamento del personale sanitario, mostra un piano vaccinale lacunoso perché senza una vera e propria lista di priorità. Ci sono persone fragili, pazienti oncologici, persone affette da malattie invalidanti e gravissime che attendono ancora di capire quando sarà il loro turno. Tutto ciò doveva essere deciso ieri.
Oggi dovrebbe esserci chi si occupa già di organizzare il recupero di milioni e milioni di prestazioni sanitarie che a causa del Covid19 sono saltate e che generano inevitabilmente i malati di domani. A Pavia abbiamo la fortuna di avere una città che presenta grandi eccellenze sanitarie e che ha dimostrato di sapere fare sistema, ha creato una unione col solo scopo di curare meglio i cittadini.
In piena resistenza, dobbiamo ancora una volta ringraziare tutto il nostro personale, capace di gettare sempre il cuore oltre l’ostacolo. Sentono insieme a tutti noi il dovere della responsabilità. Potremmo fare di più, potremmo fare meglio, ma non dipende solo da noi. La terza ondata è in corso, dare le migliori risposte dipende soprattutto dall’organizzazione che il sistema sanitario saprà darsi. Noi ci siamo.
Mario Melazzini
amministratore delegato ICS Maugeri
LeggI l'intervista al Corriere QUI