Ricerca di metastasi di tumori tiroidei

Il tumore della tiroide è causato dall'anomalo sviluppo di alcune cellule di questa ghiandola a forma di farfalla, che si trova alla base del collo sotto il pomo d'Adamo e che ha un ruolo chiave nel controllo del metabolismo mediante la produzione di due ormoni: la tiroxina (T3) e la triiodotironina (T4). Lo sviluppo anomalo delle cellule porta alla formazione di noduli, la maggior parte dei quali è benigna, mentre un nodulo maligno può progredire in adenocarcinoma tiroideo. Questo, nella maggior parte dei casi, è di tipo papillare o follicolare, che interessano le cellule che secernono gli ormoni tiroidei. Meno diffusi sono il carcinoma midollare e quello anaplastico, molto aggressivo e che si diffonde rapidamente.

Nei pazienti che vengono sottoposti a tiroidectomia totale per un carcinoma, o con elevati livelli di TSH nel sangue, si effettua la ricerca di eventuali metastasi loco-regionali e a distanza. Per questa ricerca viene impiegata la scintigrafia: infatti, le metastasi del carcinoma tiroideo possono captare lo iodio radioattivo. Questo viene somministrato al paziente per via orale (48-72 ore prima dell’esame) sotto forma di Iodio 131 che ha valore di tracciante (la sostanza non ha particolari controindicazioni, neppure nei pazienti con storia di allergia). L’individuazione, tramite la scintigrafia, di sede, numero e grado di captazione delle metastasi permetterà di instaurare una terapia radiometabolica adeguata.

Il paziente dovrà seguire specifiche indicazioni fornite dal laboratorio circa la sospensione della terapia sostitutiva in atto e altre misure opportune (digiuno da 8 ore e pulizia intestinale). L’esame dura circa un’ora.


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