di Maria Teresa La Rovere*
Che l’infezione causata dal nuovo coronavirus SARS-CoV-2 non fosse una patologia di stretta pertinenza polmonare si è reso evidente fin dalle prime fasi della pandemia. Ugualmente rapida è stata la percezione che la relazione fra pandemia e cuore non si limitava agli effetti diretti dell’infezione da COVID-19 sull’apparato cardiovascolare, ma si estendeva alle molteplici conseguenze che le implicazioni fisiche e psicologiche del lock-down avrebbero imposto alla salute cardiovascolare nel suo complesso, sia a livello di popolazione generale che, in particolare, alla popolazione dei pazienti cardiopatici.
La necessità di ridisegnare i servizi sanitari in funzione dell’emergenza ha richiesto la sospensione delle cure elettive chirurgiche ed interventistiche per i malati cardiovascolari e ugualmente le attività inerenti alla riabilitazione cardiologica sono state interrotte o marcatamente ridotte. Infatti, i primi dati diffusi dalle regioni italiane più colpite dal Coronavirus indicavano un incremento delle morti per arresto cardiaco e un aumento della mortalità per infarto acuto, a fronte di riduzioni di oltre il 40% delle procedure di angioplastica primaria.
Sebbene il lock-down abbia investito anche le attività di molte cardiologie riabilitative di ICS Maugeri, i nostri cardiologi hanno tuttavia svolto un ruolo di prima linea nella lotta al coronavirus sia partecipando attivamente al team multidisciplinare impegnato nel trattamento della patologia, sia impegnandosi in una intensa attività di ricerca volta alla comprensione del rapporto tra la malattia da coronavirus e le problematiche cardiovascolari connesse.
Fra le prime attività intraprese, da segnalare quella del gruppo della prof.ssa Silvia Priori nell’Istituto di Pavia, rivolta a una analisi dettagliata delle anomalie elettrocardiografiche in corso di terapia con idrossiclorochina e della loro relazione con alcuni marcatori molecolari che sono associati ad una predisposizione allo sviluppo di aritmie. Questo studio, svolto in collaborazione con l’Istituto Clinico Humanitas, ha dato luogo ad una pubblicazione su Circulation (Mazzanti A, et al. Association of Hydroxychloroquine with QTc Interval in Patients with COVID-19. Circulation 2020 Jun 5) e ha conseguito un finanziamento nell’ambito dei Bandi competitivi aperti da Regione Lombardia – DG Welfare, in occasione della pandemia.
Una altra importante iniziativa è quella coordinata dal professor Fabio Angeli dell’Istituto di Tradate e dalla dottoressa Tiziana Bachetti dell’Istituto di Pavia e che ha visto partecipe tutte le divisioni afferenti al Dipartimento di Cardiologia coinvolte nella pandemia. Si tratta di un registro prospettico (che attualmente comprende i dati clinici di oltre 950 pazienti), istituito con l’obiettivo di valutare gli effetti della terapia farmacologica pre-esistente (non solo con ace-inibitori e sartani) sul decorso della malattia e di identificare i fattori predittivi del decorso intraospedaliero. Una analisi preliminare ha dato luogo a risultati molo interessanti relativi al ruolo prognostico del trattamento («exposure» da almeno un mese prima del ricovero) con bloccanti del sistema renina-angiotensina nella popolazione di pazienti ipertesi e alla definizione di uno “score” di rischio di mortalità intraospedaliera dotato di notevole capacità predittiva. Questi risultati sono in corso di scrittura e saranno comunicati a breve.
Accanto a questo data-base istituzionale, l’Istituto di Milano con la dott.ssa Laura Dalla Vecchia e l’Istituto di Montescano, con chi scrive, hanno contribuito anche alla raccolta dati di altri consorzi nazionali fra cui quella denominata CARDIO-COVID-Italy Multicenter Study volta alla valutazione della compromissione cardiaca acuta in corso di infezione COVID sia in presenza che in assenza di precedenti patologie cardiovascolari e alla valutazione dell’impatto prognostico della differenze di genere. Questa collaborazione ha già dato luogo ad una pubblicazione su Jama Cardiology (Lombardi CM, et al. Association of Troponin Levels With Mortality in Italian Patients Hospitalized With Coronavirus Disease2019: Results of a Multicenter Study. JAMA Cardiol. 2020 Aug 26), e un secondo lavoro è in corso di pubblicazione su Eur J Heart Fail.
Un altro interrogativo posto dal coronavirus e a cui il nostro Dipartimento è impegnato a dare una risposta riguarda la valutazione degli effetti cardiaci a distanza della malattia da Coronavirus. L’interesse particolare di questo studio (POST-COVID CARDIO), che si delinea nell’ottica di multidisciplinarietà tipica di ICS Maugeri, riguarda anche l’analisi di quanto l’ isolamento sociale e la rivoluzione delle abitudini e stile di vita conseguente il decreto del 9 marzo, associati alle preoccupazioni per una verosimile emergenza economica, possano aver influito ed ancora influire sul vissuto psicologico delle diverse persone passate attraverso la fase di malattia, quarantena e guarigione. Questo studio, che vede coinvolti gli Istituti di Milano, Montescano, Pavia e Tradate, ben si inserisce nell’ambito delle attività promosse dalla Rete Cardiovascolare degli IRCCS.
Inoltre, la profonda rivoluzione imposta al nostro sistema sanitario dalla gestione dei pazienti con COVID-19 e le forti implicazioni per la cardiologia in generale e per la cardiologia riabilitativa in particolare sono state oggetto di profonde riflessioni relative alla necessità di modulare o rimodulare i vari protocolli organizzativi e le attività degli operatori sanitari in cardiologia. La Cardiologia riabilitativa e preventiva di ICS Maugeri ha avuto un ruolo di primo piano nella discussione relative alle sfide imposte alla nostra professionalità dai nuovi scenari clinici ed epidemiologici. Di queste riflessioni sono testimoni due documenti di consenso sviluppati dalle nostre associazioni di categoria sia nazionale che internazionale [Mureddu GF, et al. Cardiac rehabilitation activities during the COVID-19 pandemic in Italy. Position Paper of the AICPR (Italian Association of Clinical Cardiology, Prevention and Rehabilitation). Monaldi Arch Chest Dis. 2020 Jun 15; 90(2); Ambrosetti M et al. Delphi consensus recommendations on how to provide Cardiovascular Rehabilitation in the COVID-19 era. Eur J Prev Cardiol in press].
Fra le sfide da affrontare, per ovviare all’isolamento cui i pazienti cardiopatici sono stati costretti nel corso di questa esperienza e per poter erogare con continuità i benefici derivanti dalla riabilitazione e prevenzione diventa prioritaria l’attivazione su larga scala di programmi di teleassistenza e teleriabilitazione. La ventennale esperienza della dott.ssa Simonetta Scalvini e del suo gruppo nell’Istituto di Lumezzane, pone ICS Maugeri in una posizione di leadership culturale nell’attivazione di nuovi modelli di cura e riabilitazione. In relazione all’applicazione della telemedicina ai pazienti COVID-19 cardiopatici e non, Scalvini ha conseguito in qualità di capofila un finanziamento (Regione Lombardia-DG Welfare) per lo svolgimento di un progetto dal titolo: “MIRATO” – Supporto MIRATO ai pazienti dimessi dopo un ricovero per infezione da Coronavirus SARS-CoV-2 e comorbidità”.
*direttore Dipartimento Cardiologia riabilitativa ICS Maugeri