Endometriosi
L’endometriosi è una malattia infiammatoria cronica benigna caratterizzata dalla presenza anomala di tessuto endometriale al di fuori della cavità uterina. Le cellule endometriali possono impiantarsi su ovaie, tube di Falloppio, peritoneo pelvico, intestino e altri organi, provocando infiammazione cronica, dolore, aderenze e, nei casi più avanzati, infertilità. Colpisce prevalentemente donne in età fertile, con maggiore frequenza tra i 25 e i 35 anni, ma può essere presente anche in età più precoce. La patologia può evolvere in modo variabile e talvolta è asintomatica, rendendo difficile una diagnosi tempestiva.
I sintomi dell’endometriosi sono variabili e dipendono dalla localizzazione e dall’estensione delle lesioni. Tra i più frequenti:
- Dolore pelvico cronico: spesso correlato al ciclo mestruale, può peggiorare nei giorni precedenti o durante le mestruazioni.
- Dismenorrea: mestruazioni dolorose che non sempre rispondono ai comuni antidolorifici.
- Dispareunia: dolore durante i rapporti sessuali, specialmente nella penetrazione profonda.
- Disturbi intestinali: gonfiore, diarrea, stitichezza e dolore durante la defecazione, in particolare nel periodo mestruale.
- Sanguinamenti anomali: spotting tra un ciclo e l’altro o mestruazioni abbondanti.
Infertilità: presente in una percentuale significativa dei casi (30-50%).
In alcuni casi la malattia può essere silente e scoperta casualmente nel corso di accertamenti per altre problematiche.
Le cause dell’endometriosi non sono ancora del tutto note, ma le ipotesi più accreditate includono:
- Mestruazione retrograda: il flusso mestruale risale attraverso le tube di Falloppio, portando cellule endometriali nella cavità pelvica.
- Trasformazione di cellule peritoneali: sotto stimoli ormonali o immunitari, alcune cellule si differenziano in tessuto endometriale.
- Predisposizione genetica: la presenza familiare è considerata un fattore di rischio.
- Fattori ormonali e immunitari: coinvolti nella risposta infiammatoria e nella crescita del tessuto ectopico.
- Impianto chirurgico: in seguito a interventi ginecologici, il tessuto endometriale può impiantarsi in sedi anomale.
Fattori di rischio noti sono il menarca precoce, la nulliparità e l’età fertile.
La diagnosi si basa su un’accurata valutazione clinica ed esami strumentali mirati:
- Anamnesi ed esame ginecologico: per rilevare dolore, noduli e segni di localizzazione pelvica.
- Ecografia transvaginale: utile per visualizzare eventuali endometriomi ovarici o aderenze.
- Risonanza magnetica: indicata per individuare lesioni profonde e valutare l’estensione della malattia.
- Laparoscopia: è l’esame diagnostico di riferimento. Permette la visualizzazione diretta delle lesioni e, se necessario, la loro asportazione o biopsia.
Il trattamento dell’endometriosi varia in base alla gravità della patologia, alla sintomatologia e al desiderio riproduttivo. Le opzioni disponibili includono:
- Terapia farmacologica: uso di antinfiammatori (FANS) per il dolore e farmaci ormonali (progestinici, contraccettivi orali, agonisti del GnRH) per ridurre la crescita del tessuto endometriale.
- Trattamento chirurgico: la laparoscopia consente l’asportazione mirata delle lesioni. È indicata nei casi gravi o refrattari alle terapie farmacologiche. La chirurgia conservativa deve essere eseguita da specialisti per preservare la fertilità.
- Tecniche di riproduzione assistita: come la fecondazione in vitro, in pazienti con ridotta fertilità.
- Approcci complementari: fisioterapia del pavimento pelvico, supporto psicologico, tecniche di rilassamento, alimentazione antinfiammatoria e integrazione con micronutrienti selezionati possono contribuire al miglioramento della qualità della vita.
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Ultimo aggiornamento: 16/06/2025