La Stenosi uretrale è una patologia tipica dell’uomo che consiste nel restringimento dell’uretra per la presenza di una massa di tessuto cicatriziale che la ostruisce. Essa può essere di tipo congenito oppure può derivare da traumi o infezioni che danneggiano l’uretra (stenosi acquisita). Tra le infezioni più diffuse vi sono quelle trasmesse sessualmente, quelle provocate dall’uso di un catetere urinario o le infezioni non curate della prostata. In casi sporadici, concorrono alla formazione di tale patologia anche i tumori dell’uretra.
La Stenosi uretrale causa difficoltà di minzione, associata a dolore, riduzione del flusso di urina, perdite (anche di sangue), bruciore. Il soggetto avverte anche la sensazione di non aver svuotato completamente la vescica (ritenzione urinaria) e tende a urinare spesso. Può provare prurito o dolore pelvico. Tra le complicanze più frequenti figurano la diverticolosi, le cistiti, le prostatiti, i calcoli, gli ascessi.
Per confermare la diagnosi, il medico urologo può indicare alcuni esami come l’uroflussometria, utile per misurare alcuni parametri minzionali come la velocità del flusso di urina e la quantità emessa. L’uretrocistografia retrograda o anterograda, invece, consente di valutare le caratteristiche della stenosi (sede, estensione, tratti anatomici, alterazioni morfologiche), mentre la cistoscopia permette di osservare direttamente l’uretra, utilizzando una sonda flessibile a fibre ottiche, previa anestesia locale.
Il trattamento prevede, in genere, la dilatazione della stenosi inserendo un catetere o sonde di calibro sempre maggiore. Tale procedimento viene effettuato in più sedute ogni 6 o 12 mesi. Un’altra pratica in uso è quella dell’uretrotomia che consiste nell’incidere e aprire la stenosi, eseguendo dei tagli con un laser a fibre ottiche o con un bisturi. Invece, l’uretroplastica permette di rimuovere il tessuto cicatriziale e di ricostruire, poi, l’uretra.