Prolasso del retto

Il Prolasso rettale consiste nella sporgenza (protrusione) del retto verso l’esterno. La mucosa, umida e di colore rosso scuro, fuoriesce dall’ano per il rilassamento o il cedimento dei muscoli pelvici. In casi rari, nella femmina, il retto sporge nella vagina (rettocele). Ne derivano difficoltà e dolore nell’evacuazione, spesso associati a bruciore, sanguinamento o perdita incontrollata di feci (incontinenza fecale). Altri sintomi comuni sono il senso di mancato svuotamento intestinale dopo l'evacuazione, la presenza di lesioni rettali, il diminuito tono dello sfintere anale, il dolore nello stare seduti.

Il Prolasso rettale può risultare associato a patologie come la broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), le emorroidi, la fibrosi cistica, la stitichezza (stipsi), il tumore al colon-retto o all'ano. Nei bambini, un temporaneo prolasso della sola mucosa rettale può essere dovuto allo sforzo durante l’evacuazione.

Per definire l’entità del prolasso, è consigliata anzitutto la visita del medico specialista (il proctologo). Costui potrà far ricorso ad esami strumentali come la rettoscopia, la sigmoidoscopia, la colonscopia o a una radiografia con clistere baritato dell’intestino crasso.

Negli adulti, il problema viene corretto tramite intervento chirurgico eseguito per via addominale (rettopessi), in cui il retto viene sollevato, spinto all’indietro e ancorato all’osso sacro. Altrimenti, viene asportato solo un segmento del retto e il restante viene fissato all’osso sacro.

Nei soggetti che non possono sottoporsi a intervento chirurgico addominale si procede per via transanale, inserendo un anello metallico o di plastica intorno allo sfintere (tecnica di Thiersch).

Nei neonati e nei bambini, è utile fasciare le natiche tra un’evacuazione e l’altra per far regredire il prolasso.


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