Col termine di Polineuropatia si identifica una malattia del sistema nervoso periferico caratterizzata da un coinvolgimento simmetrico di tronchi nervosi.
Le polineuropatie possono essere divise in lunghezza-dipendente e lunghezza- indipendente. Caratteristicamente, all’esordio della patologia, le prime interessano esclusivamente le fibre dell’organismo più lunghe e cioè quelle che innervano le parti più distali dell’arto inferiore. La causa è una sofferenza nel corpo cellulare che non riesce a supportare degli elementi essenziali le parti più lontane delle fibre nervose. Se la causa non viene eliminata il disturbo progredisce in senso disto-prossimale e, nei casi più gravi, interessa anche gli arti superiori. È di questo tipo la polineuropatia diabetica o quella di cui soffrono i pazienti con insufficienza renale cronica.
Le polineuropatie lunghezza-indipendente hanno invece un esordio e un’evoluzione meno prevedibili, potendo esordire ed evolversi in qualsiasi parte del corpo. La causa più frequente di queste polineuropatie è la morte del corpo cellulare, con conseguente degenerazione delle fibre nervose. Sono in genere di questo tipo le polineuropatie su base tossica, come per esempio quella che si associa ai farmaci utilizzati per la chemioterapia effettuata nei pazienti con alcune forme di tumore.
Un’altra importante distinzione è effettuata in base al tipo di fibre prevalentemente o più precocemente colpite.
La stragrande maggioranza delle polineuropatie interessa le fibre di grande calibro, che veicolano le sensibilità tattile e propriocettiva (quest’ultima è la sensibilità che segnala al sistema nervoso centrale la posizione degli arti nello spazio), nonché le fibre motorie dirette ai muscoli. Per queste polineuropatie la diagnosi più probante è l’esecuzione di un esame elettroneurografico, che è quella parte dell’esame elettromiografico che utilizza piccole scosse elettriche (senza utilizzo di agoelettrodi).
In una minoranza di casi l’esordio di una polineuropatia interessa esclusivamente le fibre nervose di piccolo calibro, quelle che trasmettono le sensazioni termiche e dolorifiche. In questi casi, denominati polineuropatie delle piccole fibre, l’elettroneurografia è negativa e la diagnosi viene fatta con metodiche più complesse e meno diffuse come la biopsia cutanea neurodiagnostica.
Il primo sintomo di una polineuropatia lunghezza-dipendente a carico delle grandi fibre nervose (patologia più frequente) è in genere l’insorgenza di parestesie (sensazioni anomale non necessariamente spiacevoli, spesso definite come formicolio) che interessano le parti distali degli arti inferiori (piedi) con una distribuzione che ricorda quella di una calza corta. Quando il processo patologico progredisce, le parestesie si estendono anche alle gambe con una distribuzione che ricorda una calza lunga. Nei casi estremi il disturbo si estende anche agli arti superiori, esordendo alle mani.
Nelle prime fasi difficilmente il paziente si lamenta del danno motorio, che pure è presente, perché esso interessa prevalentemente i piccoli muscoli dei piedi. Può però lamentarsi di una difficoltà nel cammino, a causa dell’alterata propriocezione.
Se l’esordio è a carico delle piccole fibre nervose la qualità del disturbo è diversa, con sviluppo di disestesie (sensazioni anomale decisamente spiacevoli) quali bruciore o sensazione di aghi e spilli.
Nel caso in cui la polineuropatia sia lunghezza-indipendente essa può esordire in qualsiasi distretto corporeo, non necessariamente ai piedi. In questi casi il disturbo tende a non essere sempre perfettamente simmetrico.