I Disturbi dell'umore sono un gruppo di malattie psichiatriche caratterizzate da un disagio psicologico che può essere più o meno intenso e da una serie di sintomi fisici molto soggettivi. La caratteristica comune di questi disturbi è la presenza – a seconda delle condizioni - di umore triste, labile, altalenante o irritabile. Anche l'ansia, pur non rientrando propriamente nei disturbi dell’umore, incide su di esso.
Le differenze riguardano la durata e la frequenza nel tempo dei sintomi.
I disturbi dell'umore, dunque, non sono stati d'animo o tratti del carattere, ma vere e proprie malattie causate da una predisposizione soggettiva legata a un “difetto” di funzionamento di alcuni circuiti cerebrali (attività dei neurotrasmettitori). Fattori scatenanti possono essere esperienze traumatiche, la perdita di persone care, eventi stressanti.
I disturbi dell'umore si suddividono in: disturbi depressivi caratterizzati da tristezza grave o persistente (vedi Depressione) e disturbo bipolare che si manifesta con episodi di mania e depressione che possono alternarsi. Sofferenza psicofisica, che comporta difficoltà relazionali, lavorative e complessivamente un netto peggioramento della qualità della vita sono alcune conseguenze tipiche dei disturbi dell’umore.
Si arriva alla diagnosi quando la tristezza o l'euforia sono marcate, intense e persistenti e accompagnate da altre alterazioni che compromettono seriamente le capacità funzionali della persona.
Gli specialisti che si occupano dei disturbi dell'umore sono lo psichiatra e lo psicologo. Il trattamento deve iniziare fin dagli esordi del disturbo e i risultati migliori si ottengono combinando terapia farmacologica con psicoterapia individuale o di gruppo e strategie comportamentali.
I Disturbi del comportamento si manifestano quando una persona ha difficoltà a relazionarsi con gli altri. Si tratta di disturbi a livello psicologico che molto spesso si presentano sin dai primi anni di vita, con particolare evidenza nel corso dell'adolescenza. I più noti sono il disturbo oppositivo-provocatorio, caratterizzato da ostilità, sfida alle richieste e alle regole degli adulti, irritabilità, rancore, vendetta, con compromissione del rendimento scolastico; e il disturbo della condotta, caratterizzato da prepotenze, minacce, estorsioni, colluttazioni fisiche, episodi di crudeltà verso persone (bullismo) e animali, furti, scippi, aggressioni sessuali.
Entrambi i disturbi per essere considerati tali devono persistere per almeno sei mesi.