PATOLOGIE

Cuore polmonare

La cardiopatia ipertensiva è l’insieme delle alterazioni che colpiscono cuore e coronarie dopo anni di pressione arteriosa stabilmente elevata. Il ventricolo sinistro, costretto a pompare contro valori pressori superiori al normale, va incontro prima a ispessimento della parete (ipertrofia) e poi a perdita di elasticità ed efficienza di pompa. Con il tempo il danno può estendersi all’atrio sinistro e alle coronarie, aumentando il rischio di scompenso cardiaco, aritmie e sindrome coronarica.

Nelle fasi iniziali la malattia non dà disturbi specifici. Quando compaiono, i segnali più frequenti sono:

  • dolore toracico sotto sforzo (angina)
  • respiro corto (dispnea) anche per attività lievi
  • palpitazioni o battito irregolare
  • capogiri o sensazione di svenimento
  • gonfiore a caviglie o gambe (edemi) in caso di scompenso

La causa di fondo è l’ipertensione arteriosa cronica. A sua volta, la pressione alta è favorita da:

  • ereditarietà e invecchiamento
  • dieta ricca di sale, obesità, sedentarietà, consumo eccessivo di alcol
  • fumo, stress cronico
  • diabete, ipercolesterolemia, malattia renale cronica

La valutazione parte da visita specialistica ed esami di base (elettrocardiogramma, radiografia del torace) per cogliere i segni di sovraccarico del ventricolo destro; l’ecocardiogramma conferma l’eventuale dilatazione e stima la pressione polmonare, mentre la polisonnografia è indicata se si sospetta un ruolo dell’apnea notturna. Nei casi da definire in modo più accurato si ricorre a metodiche avanzate – per esempio risonanza magnetica cardiaca o cateterismo – con cui si misurano direttamente le pressioni nelle arterie polmonari.

Una volta chiarita la diagnosi, l’obiettivo è trattare la patologia respiratoria che ha generato l’ipertensione polmonare e contenere la progressione verso l’insufficienza cardiaca. Gli interventi possono comprendere ossigenoterapia prolungata, riabilitazione respiratoria e farmaci mirati a ridurre la pressione nel circolo polmonare, somministrati e monitorati da team specialistici. Quando compaiono edemi o segni di scompenso si affiancano terapie di supporto; l’anticoagulazione, infine, viene valutata solo se esiste un rischio trombo-embolico documentato. Un follow-up periodico permette di modulare il trattamento in base all’evoluzione clinica, con l’obiettivo di migliorare la qualità di vita e prevenire le complicanze più gravi. 

Le informazioni presenti nel sito, validate dai nostri medici, sono destinate a scopi informativi/divulgativi e non sostituiscono in nessun modo il rapporto diretto medico-paziente, né la visita specialistica. È fondamentale sempre consultare il medico per una diagnosi precisa e trattamento personalizzato.

Ultimo aggiornamento: 16/06/2025

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