Fibrillazione atriale

La Fibrillazione atriale è una forma di aritmia caratterizzata dall’accelerazione e irregolarità dei battiti cardiaci. La sensazione è comunemente descritta come “cuore in fibrillazione”. Essa è più diffusa tra gli anziani e i soggetti cardiopatici.

I battiti cardiaci sono regolari quando gli impulsi elettrici, partendo dal nodo senoatriale situato nell’atrio destro, si propagano ai ventricoli che con la loro contrazione pompano il sangue in tutto l’organismo. A riposo, le pulsazioni sono circa 70 al minuto. La Fibrillazione atriale, invece, si verifica quando l’impulso si propaga in maniera incontrollata verso gli atri, facendoli fibrillare a tal punto che i battiti possono diventare anche 300-600 al minuto.

A seconda della durata dell’alterazione, la Fibrillazione atriale si distingue in:

  • parossistica, se si risolve spontaneamente in meno di una settimana;
  • persistente, se tende a risolversi solo con la terapia;
  • permanente, quando qualsiasi tipo di intervento si dimostra inefficace.

Questo tipo di aritmia può essere determinato da cardiopatie congenite, ipertiroidismo, ipertensione arteriosa, valvulopatie o coronaropatie, ma anche diabete, abuso di alcol, fumo e assunzione di droghe. A complicarla possono sopraggiungere la formazione di coaguli di sangue negli atri o l’abbassamento della pressione arteriosa associato a insufficienza cardiaca. Ne possono derivare dolore toracico, difficoltà respiratorie, debolezza, senso di svenimento e il rischio di sviluppare un ictus.

La diagnosi è in genere confermata dall’elettrocardiogramma. L’ecocardiogramma è utile per verificare l’eventuale presenza di coaguli negli atri, mentre le analisi del sangue sono indicate per stabilire se vi sia ipertiroidismo.

Per rallentare la frequenza cardiaca vengono somministrati farmaci calcio-antagonisti o beta-bloccanti (diltiazem, atenololo). Per ripristinare il ritmo cardiaco, invece, si ricorre alla cardioversione, che può avvenire per mezzo del trattamento farmacologico (amiodarone, flecainide) o, più spesso, di uno shock elettrico provocato da un defibrillatore.


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