Atrofia multisistemica

L’Atrofia multisistemica (conosciuta anche con la sigla MSA, dall’inglese multiple system atrophy) è una patologia neurodegenerativa che ha caratteristiche simili alla malattia di Parkinson, quali l’irrigidimento dei muscoli, le difficoltà di movimento e il tremore. Si manifesta solitamente dopo i 50 anni d’età, con una maggiore incidenza negli uomini rispetto alle donne, in una delle seguenti forme:

  • atrofia olivo-ponto-cerebellare, che comporta mancanza di equilibrio e coordinazione;
  • sindrome di Shy-Drager, una marcata insufficienza del sistema autonomo, con ipotensione ortostatica (vertigini, sincope), problemi di minzione e parkinsonismo;
  • degenerazione striato-nigrale, sorta di parkinsonismo privo di tremore.

All’origine dell’Atrofia multisistemica vi è una degenerazione dell’encefalo dove, per ragioni ancora oggetto di indagine, si produrrebbe l’accumulo della proteina alfa-sinucleina, la cui funzione è quella di mettere in comunicazione tra loro le cellule nervose.

Le regioni dell’encefalo soggette a degenerazione sono i gangli della base e il cervelletto. I primi, un gruppo di nuclei situati alla base degli emisferi cerebrali, sono deputati principalmente al controllo dei movimenti, così come il cervelletto che ne controlla coordinamento e precisione. La disfunzione interessa anche il sistema nervoso autonomo con ipotensione ortostatica, sincope, stipsi, disturbi urinari.

A seconda dell’area interessata, si possono manifestare numerosi altri disturbi, tra cui alterazioni della postura, cambiamento della voce, difficoltà ad articolare le parole, impossibilità di afferrare un oggetto, visione offuscata, disfunzione erettile.

La diagnosi viene formulata anzitutto sulla base dei sintomi, dell’esame neurologico e di un’attenta valutazione clinica. La risonanza magnetica (RM) è consigliata per la diagnosi differenziale con altre patologie; possono essere utili alle indagini anche esami scintigrafici e specifici test per valutare le funzioni nervose.

L’Atrofia multisistemica può essere trattata sostanzialmente con una terapia di supporto volta a contrastare i sintomi del parkinsonismo (levodopa, carbidopa), dell’ipotensione ortostatica (espansione del volume intravascolare), dell’incontinenza urinaria, della stipsi, della disfunzione erettile e adottando alcuni accorgimenti: un’adeguata idratazione, un’igiene intima regolare, l’uso di bendaggi addominali o calze contenitive. Benefici derivano anche dalle sedute di fisioterapia, logopedia e terapia occupazionale.


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